di Susanna Raule
Recensione – Il club dei cantanti morti, di Susanna Raule.
Dal testo:
“Se hai sedici anni a Merdaville, Tennessee, morire può sembrarti un modo come un altro di passare il venerdì pomeriggio.“
Una contaminazione di generi…
Con un titolo è sibillino e una quarta di copertina che invoglia alla lettura, questo romanzo si presenta come una contaminazione di generi ben riuscita. Si passa dal classico giallo ad atmosfere più da noir/hardboiled, senza dimenticare quella punta di esoterismo e di fantasy che mescolati al tutto danno vita a un prodotto a mio avviso vincente.
E se si tiene conto che l’autrice è italiana, non posso che parlare bene di questo prodotto dalle atmosfere da vecchia Hollywood.
Il romanzo parte da un’idea di grande impatto: un club esclusivo di fantasmi di cantanti indaga sull’omicidio di un collega deceduto in circostanze sospette per decidere se ammetterlo o meno nel club. Il plot dunque strizza l’occhio al lettore di una certa generazione, quello che soffre di nostalgia verso gli anni ’80/’90, un po’ lo stesso target di riferimento di altri prodotti che ultimamente sono andati per la maggiore (come Stranger Things).
Un focus sui personaggi…
Ma il club dei cantanti morti (che devono essere spirati precocemente e di morta violenta, attenzione!, quindi niente David Bowie) fa solo da sfondo a una rosa poliedrica di personaggi, alcuni più riusciti di altri.
Si passa infatti da personaggi che rispecchiano una certa tradizione e per questo più stereotipati (come quello dell’ispettore di polizia, che pure riesce a farsi amare nei suoi comportamenti prevedibili e autolesionisti) a personaggi particolari e volutamente dissonanti (e qui sto parlando della coppia Weasley Pennington e Nastasia Scott-Greene, due nobili inglesi freddi come il ghiaccio con la passione per i giochi erotici di dominazione).
A loro si aggiungono un’adolescente appena defunta e uno strano uomo che invece è morto da secoli, il Signore dei Crocevia e una donna che sembra poter sparire nell’ombra e dall’ombra riapparire.
E tutte queste storie si intrecciano, si sovrappongono e si completano a vicenda, mentre si muovono nei dintorni di quella che sembra essere una casa diabolica.
Il punto di debolezza di questo romanzo va di pari passo col suo punto di forza: i fantasmi dei cantanti che appaiono nel testo sono tantissimi e non di tutti si riesce a ricordare la storia, quindi è possibile cogliere alcuni riferimenti solo se ci si ferma un attimo per fare una ricerca. Io ho fatto questa operazione molte volte, ho imparato tante cose che non sapevo e allo stesso tempo ho rispolverato vecchie informazioni che avevo dimenticato, ma nonostante ne sia uscita arricchita devo dire che è un vero peccato dover interrompere la lettura per aprire Google. Mi sarebbe piaciuto che in alcuni punti ci fossero delle note a piè di pagina (che il lettore poteva scegliere se leggere o meno).
Al termine del romanzo c’è un elenco di tutti i cantanti nominati, ma in ogni caso certi riferimenti che sono contenuti nel testo non possono essere colti se non andando a ricercare la vita (e la morte) dei personaggi, dissipando così l’atmosfera che si era creata durante la lettura.
Concludendo…
Un romanzo per ragazzi, ma anche per adulti, che tiene col fiato sospeso e vi farà compagnia. Una lettura leggera per staccare la mente dalla quotidianità.
Consigliato!
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